INEDITI
Da Decalogo del desiderio (1995-1998)
Il fiume che scorre
in fondo al corpo
e molti torrenti improvvisi,
come di notte la bestia
sorpresa dai fari
un sussulto di suono
mi sveglia.
Umida luce dell’alba
che separi il corpo dal sonno
nel soffio mi chiami.
Ma ora intendo solo
il canto della carne viva
e il volto conosco
delle ombre tagliate
sui sentieri assenti dell’estate.
Così a un passo dalla forma
che il desiderio assume
il fiume ora mi stringe
e serra la gola
perché non gorgogli il suono
che non conosce parola.
IV
Camminavo nella strada
dove il fiume dà coraggio
e come la sua voce
avanzavo al buio gelido.
Alti tronchi ai lati,
solitudine pericolosa
come bava invisibile
e io lì, a tendere la mano.
Quando nel buio volò
uno spiraglio di vento
e l’alba si sporse
gli dèi vollero che la tua forma
cogliessi.
Eri di spalle, solo,
e il collo nudo e il braccio
su cui reclinavi la testa
raggiunsi d’un tratto.
Il palmo una foglia rovente
che posai su di te. Aspettai, ma
il volto non si mostrò mai.
V
Chiuso il petto
con bottoni di avorio,
l’anima per poco vibra
un secco colpo di ali:
uccello che posa
le zampe di sole
sul marmo
del davanzale.
Lui, volge il profilo
ed è nello sfondo
di rari cespugli accennati.
Così alle sue spalle
la riva che dispone
l’approdo alla barca improvvisa
si spande
nel chiarore della pelle
e nel pomeriggio
di un primo autunno.
VII
Gli occhi che lievi divergono
in cerca di opposte ragioni
li ho come te: verdi di autunno.
La voglia di un dire prolisso,
da prete o bravo impiegato
in me si aggrava del peso
di emozioni essiccate,
ma in te si dipana, come a casa,
alla luce di una sicura memoria.
E non è lama che taglia
ma mola che smussa,
e insegna.
Da L'annuncio (1999-2005)
All’alba dello sciogliersi di un lutto
la mano percorre centimetri di carne,
il corpo da banco di macellaio.
Perché ogni mancato rischio
ogni sorso non bevuto
è lama,
o martello di gomma
che picchia sordo
e frantuma.
Ancora la mano si spinge in cerca,
esecutrice di un ordine
al tramonto viola
di una giornata alpina.
Impasta
allunga
segue con bella cadenza
l’intreccio e sussurro
di carne,
che ora crepita appena.
Ma la beffa è in agguato,
la mano si arresta commossa
e deride la propria sapienza.
Sciolto lo spago al dolore
ecco l’incontro
casuale e tenero
un incespicare
nel grumo di capelli e lacrime.
***
Rovesciare l’enigma,
via che appare improvvisa
in salita
tra la polvere.
Messaggio in codice
cifra del mio destino
il sintomo appare.
Come una ghianda
su un tappeto di velluto
appena dopo la curva
che cancella le case.
Oggi qualcuno risponde:
- più tardi;
un dispiegarsi di ali,
forzare la rete
e nessuna preda.
Col respiro, ecco
l’idea più remota:
senza forma né nome,
nessun carnefice
non un mandante
– la pura domanda di noi animali.
***
In mezzo alla bufera marina,
incarnazione di miti personali,
specchio del quotidiano fuggire,
prendo tempo.
La cima del cipresso,
un richiamo allo sguardo piegato
sul chiarore che avverte la notte,
il mio rimandare ha cadenze sicure.
Perché ci sia un’altra notte
perché il mio osservatorio
non è ancora pronto
perché per fortuna
non lo so.
***
Ho parlato a tre morti
non è necessario dire
hanno orecchie e labbra certo
trascorrono nel tempo.
Ti colgono piano
stupiscono il silenzio
rimangono sospesi
finché non sono certi
che l’alito è passato.
Ho parlato a tre morti
quasi con le stesse parole
chiedendo scusa
per l’economia.
***
C’è questa bufera tua
del corpo che tracima
pezzi di terra come tessere
di tempo lontano.
Si intrecciavano coppie
ed altre gettavano ceneri
al passo incerto della tua corte.
Comparse e attori
noi, ore smembrate
tra le tue arti varie.
Improvvisi svelati
i dettagli delle pretese
virtù piccole, conchiglie.
Per dare forma ai sogni,
piegati nei gomiti nelle ascelle
infine mostrarsi
sotto la tua regìa.
***
Ancora quella, la nota: un la minore.
Oggi si accorda alla morte,
la tua.
E dire che nelle mie fantasie
che ti facevano sorridere
era la mia fine a suonare:
gonfia di vento
una vela diretta a sud.
Senza intoppi
acquattata nell’ombra
scivolosa e giovane
la mia gonna nera
che sfilavo spesso
che non entra più
e non ha più vita,
la tua.